Per questo capodanno ci piace come al solito condividere con voi alcuni numeri, perché comunque sono utili: nel 2018 abbiamo raccontato le storie del Monastero dei Benedettini, del Museo di Archeologia, dell’Orto Botanico, della Chiesa di San Benedetto e del Castello Ursino a poco meno di 70.000 partecipanti; abbiamo aperto al pubblico un nuovo percorso, il Sigillo Spezzato; Sono andati in scena tre spettacoli teatrali, sold out per tutte le repliche; abbiamo venduto 101 copie dei Viceré di Federico De Roberto. Abbiamo fatto anche molte cose di cui non ci ricordiamo più! Alcune sono andate bene, altre un po’ meno: potevamo fare meglio? Certo, ma del percorso fatto siamo comunque orgogliosi, perché sbagliando si impara…
Per Officine Culturali la chiusura del 2018 non è un capodanno qualunque, ma forse uno dei più importanti di questi nove anni di attività. Infatti la conclusione dell’anno è al tempo stesso l’apertura all’ultimo anno pieno di convenzione con l’Università di Catania, ovvero quell’accordo non oneroso per l’Ateneo in virtù del quale la nostra organizzazione ha operato per tutto questo lungo tempo. Quindi questo che state leggendo non sarà soltanto un elenco di cose fatte e numeri, ma piuttosto una riflessione sul senso di alcune scelte trasformate in azioni, che ci hanno caratterizzato e accompagnato.
Ogni cosa che abbiamo condiviso con voi, almeno sul fronte di luoghi come il Monastero dei Benedettini, l’Orto Botanico e il Museo di Archeologia, è rientrato in quella convenzione, che aveva appunto durata decennale. Come molti sapranno, abbiamo proposto all’Università un nuovo rapporto di partenariato, forti non solo della assai densa esperienza svolta in questi anni, ma anche della novità normativa del Codice dei lavori pubblici, che con il suo Articolo 151 consente di realizzare partenariati speciali tra pubblico e privati per la valorizzazione del patrimonio culturale: dopo l’avviso pubblico previsto dalla norma, siamo in attesa di poter affrontare i termini del nuovo rapporto e condividere con l’Ateneo le nostre idee e le nostre proposte.
Nel frattempo abbiamo comunque deciso di investire sul quel futuro possibile, anche se non ancora formalmente definito, perché per noi è sempre stato indispensabile costruire percorsi stabili con ampio anticipo. Il nostro investimento ha nomi e volti, perché è consistito nell’assunzione a tempo indeterminato di Martina e Noemi, rispettivamente una archeologa e una botanica, e nell’attivazione di un nuovo tirocinio post-laurea retribuito con Francesco, neolaureato in economia della cultura. Tre profili differenti che saranno indispensabili per riorganizzare e stabilizzare le attività tra Monastero, Orto Botanico, Museo di Archeologia e Chiesa di San Benedetto in vista di quel futuro possibile in cui noi crediamo “fortissimamente”.
Per ampliare e rafforzare la partecipazione culturale, che a nostro avviso è uno degli ingredienti fondamentali per comunità più consapevoli, coese e forti, abbiamo imparato che serve tanto buon lavoro, tanta ricerca e tanta sperimentazione, ed anche tanta organizzazione. Per questo abbiamo individuato nella impresa sociale, una delle tante forme del mondo non profit, la tipologia più vicina a ciò che eravamo via via diventati: per questo da settembre abbiamo acquisito la qualifica di impresa sociale, con tutto ciò che ne consegue in termini di obblighi, come la massima trasparenza amministrativa e gestionale, e un crescente coinvolgimento dei lavoratori e degli utenti. Ci auguriamo che questa scelta sia davvero un preludio ad una maggiore efficacia del nostro lavoro, e anche alla sua maggiore sostenibilità.
Il 2018 ha rappresentato anche una straordinaria occasione per fare il punto su uno dei nostri rami di intervento più significativi e per noi più rilevanti, ovvero quello del contrasto alla povertà educativa e più in generale dell’ampliamento della partecipazione culturale di bambini e ragazzi. Non è solo una questione di numeri, anche se quantitativamente la loro presenza alle nostre attività rivolte a famiglie e scuole è aumentata: è piuttosto la conferma che alcune azioni sono necessarie, e che si può sempre fare di meglio, ampliando le maglie del coinvolgimento, migliorandone linguaggi e forme, e infine assottigliando le troppe barriere che si frappongono tra i minori e il patrimonio culturale. Abbiamo ri-progettato, ri-sperimentato e ri-ascoltate le voci di chi ha partecipato. In questo senso abbiamo portato a compimento la straordinaria esperienza di Alternanza Scuola Lavoro con il Liceo Boggio Lera e con i suoi meravigliosi ragazzi, ribattezzandola insieme a loro “Alternanza Scuola Cittadinanza”.
Ancora, il nuovo anno rappresenta anche una nuova occasione per discutere di Giancarlo De Carlo, l’architetto responsabile del progetto di rifunzionalizzazione e riuso del Monastero dei Benedettini, che avrebbe compiuto cento anni nel 2019. De Carlo non avrebbe mai voluto commemorazioni: e infatti approfitteremo dell’anniversario per rilanciare i temi degli usi comunitari e dei valori sociali del patrimonio culturale, che erano al centro dell’intervento dell’architetto in tutti i suoi lavori, Monastero compreso.
Con il 2018 si conclude anche il triennio del Consiglio Direttivo nominato nel 2015. Con Manuela e Claudia speriamo di consegnare ai futuri consiglieri che saranno nominati a breve una organizzazione un po’ più matura, con una forma giuridica un po’ più stabile, con uno staff un po’ più multidisciplinare e con un percorso di rilancio del suo rapporto con l’Università un po’ più definito. Non è facile operare in contesti economici deboli, quando il 100% dei ricavi utili per sostenere i costi, personale in testa, derivano dai corrispettivi dei partecipanti. E non è facile quando ti ostini a coinvolgere una fetta consistente di popolazione normalmente esclusa. Però ci sentiamo di poter dire che la traiettoria è questa, anche se mancano ancora molti ingredienti perché tutto funzioni al meglio: che il 2019 sia quindi un anno di apertura a nuove sperimentazioni, a nuove persone e a nuovi traguardi. A presto, ci vediamo dall’altra parte.