Officine Culturali nasce come Associazione dall’aggregazione di un gruppo di persone molto interessate al patrimonio culturale che il 2 novembre del 2009 scelgono di fondare una nuova realtà culturale per rispondere alla domanda che iniziava ad aleggiare sempre più in città: come scoprire la centenaria storia del Monastero dei Benedettini?
Il complesso monastico – allora sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, oggi Dipartimento di Scienze Umanistiche – era stato protagonista di un lungo lavoro di recupero contemporaneo capitanato dall’architetto Giancarlo De Carlo che, oltre al restauro dell’edificio, lo ha rifunzionalizzato come sede universitaria e come bene aperto alla città.
Grazie alla convezione stipulata nel 2010 con la Facoltà di Lettere e Filosofia e poi successivamente con l’Ateneo catanese, Officine Culturali inizia a prendersi cura del Monastero dei Benedettini di Catania, oggi popolata sede universitaria nonché edificio di riferimento per la comunità locale. Lo ha fatto e lo continua a fare con un costante lavoro di ricerca, progettazione e pratiche: l’idea è quella di agire in un quadro di welfare culturale che possa generare coesione sociale, stimolare la partecipazione e – non meno importante – contrastare le povertà educative.
Passano gli anni, crescono le competenze, il team é in continua trasformazione e i luoghi di cui prendersi cura aumentano: insieme al Monastero, il Museo di Archeologia, l’Orto Botanico, il CUB – Castello Ursino Bookshop (dal 2015 al 2019), la Chiesa di San Benedetto (dal 2017 al 2019), a cui si aggiungono in anni più recenti il Rifugio di Cava Daniele, il Castello ex Carcere mandamentale di Vizzini (grazie al progetto sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD “BeeDINI – Vizzini 2030”) e Villa Cerami.
L’impresa sociale e il nuovo accordo di partenariato
Cresce anche Officine Culturali che, con il passare degli anni e l’acquisizione di nuove professionalità, esercita sempre più e in modo stabile un’attività di impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, adottando modalità di gestione responsabili e trasparenti e favorendo il più ampio coinvolgimento di chi vi lavora, delle persone che ne usufruiscono e di altre comunque interessate.
Così Officine Culturali, a nove anni dalla sua fondazione, torna dal notaio: l’11 settembre 2018 l’associazione culturale acquisisce la qualifica di impresa sociale Ente del Terzo Settore.
Officine Culturali ha compiuto così un ulteriore passo, un cambio di pelle che ha permesso di sperimentare nuove frontiere possibili per il futuro dei suoi soci e delle sue socie e per generare nuovi impatti positivi per le comunità e il territorio con cui l’associazione opera. La sperimentazione di questo aspetto della riforma del Terzo Settore è stata una nuova sfida per un modello di gestione che Officine Culturali ha intrapreso come parte della propria storia associativa e che è divenuto un’ulteriore risorsa di gestione responsabile, ancor più basata sul coinvolgimento di chi lavora con lei e di tutti coloro che altresì vogliano partecipare alle attività capaci di generare effetti positivi e permanenti sui territori e sulle collettività. Il 2018 ha segnato l’inizio, dunque, di una fase più consapevole e più matura in cui Officine Culturali entra a pieno titolo nel novero delle piccole imprese sociali, pur mantenendo la sua natura di organizzazione non profit e di associazione di donne e di uomini impegnati in attività di accrescimento della partecipazione culturale e premessa indispensabile a scenari possibili di coesione ed equità sociale.
Fondamentale per la crescita è stato anche il consolidarsi delle collaborazioni tra Officine Culturali e altri enti pubblici e privati tese a rafforzare la rilevanza sociale delle pratiche e dei patrimoni culturali, con obiettivi che vanno dall’accesso alla conoscenza, alla piena accessibilità integrata, fino ad immaginare e sperimentare usi inclusivi dei luoghi della cultura come beni comuni.
Tra tutte le collaborazioni, una delle principali riguarda l’accordo di partenariato speciale pubblico-privato (siglato nel 2020) tra l’Università di Catania e Officine Culturali che ha reso possibile, grazie allo strumento del Codice nazionale dei Contratti pubblici, di sperimentare la fruizione del patrimonio culturale e la disseminazione della ricerca scientifica attraverso procedure semplificate di individuazione del partner privato, nell’ottica della co-gestione e della collaborazione con soggetti che esprimono ed interpretano le esigenze del territorio.
Il partenariato tra Officine Culturali e l’Università di Catania rende accessibile e comprensibile monumenti e musei; crea un’opportunità di imprenditoria sociale, di professionalizzazione e occupazione per persone giovani; trasforma la ricerca sul patrimonio culturale in sapere accessibile a moltissime persone; riattiva in diverse forme la partecipazione culturale dei residenti del quartiere Antico Corso e della città, e di chi viaggia. Queste pratiche si traducono in azioni di valorizzazione, anche sulla base di piani di audience development e public engagement, progettate per aumentare la partecipazione culturale delle comunità locali.
Tra chiusure e nuovi scenari
Il 2020 – oltre ad essere l’anno del accordo di partenariato con Unict – è stato anche l’anno che vede contrapporsi l’avvio di uno dei maggiori progetti a cura di Officine Culturali (BeeDINI Vizzini 2030) e le chiusure per le misure di contenimento dei contagi per la pandemia.
Il progetto BeeDINI Vizzini 2030, sostenuto da Fondazione CON IL SUD, nasce dall’intenzione di Officine Culturali – insieme ai partner dell’Università di Catania (con il Di3A e il Dicar), dell’Associazione Regionale Apicoltori Siciliani, di Isola Quassùd e del Caffè Sicilia di Noto – di valorizzare l’ex Carcere Mandamentale di Vizzini, sito di interesse storico monumentale che si trova nelle aree interne del catanese e candidato dal Comune di Vizzini al bando “Il bene torna comune”, attraverso la nascita di un’impresa sociale finalizzata allo sviluppo del territorio e alla creazione di nuovi scenari di imprenditorialità agroalimentare e culturale. Il processo di formazione e di accompagnamento durato circa 3 anni ha portato nel 2023 alla nascita della Cooperativa Sociale “Beedini agriCultura”: una nuova realtà di imprenditoria sociale, composta principalmente da persone vizzinesi, che ha avviato la produzione di miele e prodotti dell’alveare, affiancandola a iniziative di socializzazione a matrice culturale e attività di apididattica dedicate alle scuole di ogni ordine e grado.
Agli inizi del 2020, però, inizia anche il lungo periodo di chiusure e di enormi incertezze dovuto alle misure di contenimento dei contagi legati alla pandemia da Covid-19. Officine Culturali sospende tutti i servizi al pubblico e i lavoratori e le lavoratrici accedono al FIS – Fondo di Integrazione Salariale. Un’emergenza globale molto complicata che Officine Culturali affronta sempre con lo stesso spirito: essere presente nelle modalità possibili per chi, anche a distanza, cerca nella cultura un legame verso l’esterno. L’organizzazione è stata anche pronta ad accendere e spegnere, rimodulare e ricostruire le attività al pubblico tutte le volte che è stato possibile, vivendo – come tutti e tutte – un momento complesso dalla quale è riemersa con una visione diversa e più matura del suo ruolo nel contesto culturale e sociale e che ha portato i soci e le socie a domandarsi e riflettere su quale fosse il modello organizzativo e di gestione per affrontare questa nuova fase.
Il percorso di trasformazione
Sin dalle prime riaperture al pubblico, l’ultimo Consiglio Direttivo di Officine Culturali – Nicola Caruso, Manuela Lupica (vicepresidente), Francesco Mannino (presidente), Stefania Riolo, Maria Rachele Sidoti, Giovanni Sinatra e Patricia Vinci – si è assunto il compito di riflettere sui primi preziosissimi 10 anni di lavoro di Officine Culturali e di porre le basi di crescita e sviluppo per gli anni a venire. Si è trattato di un percorso di conoscenza sul ruolo che Officine Culturali assume nel contesto culturale, sociale, civile cittadino e nazionale e verso le comunità, le altre organizzazioni, i visitatori e le visitatrici, i soci e le socie, i lavoratori e le lavoratrici.
Per trovare risposta alle tante domande si è scelto di intraprendere un percorso di ristrutturazione, guidato da consulenti “prossimi” e attenti (Michele Caruso, Manuela Mangano, Tiziana Ramaci), che ha permesso all’associazione impresa sociale di decostruire alcuni degli schemi organizzativi utilizzati fino a quel momento per ricostruirli – con un sguardo nuovo al futuro dell’organizzazione – sulle fondamenta di cosa Officine Culturali è stata sin dal 2009. Dal percorso di trasformazione nasce un nuovo organigramma, una nuova struttura interna – grazie anche ai lavoratori e lavoratrici – e un approfondimento di quanto è stato fatto, ritenendo sempre più necessaria una visione dello studio, della ricerca e della progettazione che si pone come obiettivo i differenti impatti culturali e sociali che quest’ultimi possono generare.
Per la terza volta nella sua storia, Officine Culturali è di nuovo pronta a tornare dal notaio.
La cooperativa sociale Officine Culturali
Il 28 giugno 2024 le socie e i soci di Officine Culturali sono tornati dal notaio questa volta per trasformarsi in cooperativa sociale. Una trasformazione che, oltre a permettere di acquisire una nuova forma giuridica collocata in seno ad una consolidata normativa, si sposa perfettamente con il cambiamento di Officine Culturali, da anni impegnata nella ricerca delle migliori soluzioni che permettano di creare percorsi di esistenza e coesistenza sostenibili, di dialogare e confrontarsi con le comunità di riferimento e di ideare e organizzare attività e pratiche culturali con rilevanza sociale, utili a rafforzare relazioni, progetti e impatti.
In particolare Officine Culturali con il nuovo corso cooperativo si prepara, grazie ai progetti, alle attività e alle iniziative in cantiere, a generare impatti che riguardino la partecipazione, perché le persone che la animano sono convinte che un maggiore coinvolgimento tramite le pratiche culturali aumenti il bagaglio conoscitivo ma allo stesso tempo fortifichi la consapevolezza e l’autonomia. Mediante il nuovo assetto si mirerà, inoltre, a intensificare quegli impatti culturali finalizzati al contrasto delle povertà educative, attraverso l’attuazione di percorsi e attività che rafforzino la conoscenza delle persone minori e il loro senso di appartenenza ai luoghi mediante pratiche coinvolgenti, ludiche e di interazione. La cooperativa intenderà ancora stimolare impatti sociali riguardanti il contesto, la città e il territorio, realizzando attività di coinvolgimento attivo che diventino un mezzo per stimolare la partecipazione collettiva di residenti e degli utilizzatori temporanei. Si lavorerà infine (ma non meno importante) a produrre impatti riguardanti i lavoratori e le lavoratrici di Officine Culturali che, con le loro competenze, le loro conoscenze e la loro caparbietà hanno permesso di trasformare il sapere in lavoro e il lavoro in partecipazione. Oggi sono 14 le persone che svolgono quotidianamente un lavoro qualificato con un contratto a tempo indeterminato a cui si aggiungono le competenze e l’impegno di soci e socie, collaboratori e collaboratrici.
Dal nuovo statuto: «Officine Culturali società cooperativa sociale intende affrontare le diseguaglianze del contesto in cui opera generando lavoro culturale dignitoso e sostenibile, attivando persone esperte di patrimoni, di pratiche e di partecipazioni culturali; persone capaci di generare – mediante attività accessibili nel patrimonio storico-artistico e ambientale nonché nello spazio pubblico – impatti culturali con auspicata rilevanza sociale».
A fare da guida a “Officine Culturali Società Cooperativa Sociale” è il nuovo Consiglio d’Amministrazione composto da Manuela Lupica (vicepresidente), Francesco Mannino (presidente) e Pamela Toscano (consigliera): due donne e un uomo che, con il loro bagaglio di esperienze differenti ma convergenti, per i prossimi tre anni accompagneranno questa nuova fase della storia di Officine Culturali. A coordinare il gruppo di lavoro, invece, sarà Manuela Lupica che assume la direzione della cooperativa: in quanto Direttrice di Officine Culturali suo sarà il compito di mantenere la rotta e guidarla verso nuovi obiettivi e traguardi.
Vi lovvo ❤️
❤️
Confido nella vostra lungimiranza e spero che le vostre scelte siano sempre coerenti con la vostra storia culturale. Vi auguro di ampliare la vostra sfera di intervento sul patrimonio archeologico cittadino così bisognoso di cura e promozione. Buon lavoro e tanti tanti auguri.
Buongiorno, la ringraziamo per l’augurio e per gli auguri, felici che lei abbia fatto parte di questa storia.
Auguri!!
Grazie mille!
Sempre lungimiranti, sempre nel mio cuore.
E tu nel nostro ❤️