I ragazzi di “Nicola Spedalieri” incontrano Guido Libertini

Tutto iniziò quando quattro ragazzi del Liceo Classico N. Spedalieri
si improvvisarono “giornalisti” per un giorno. Sotto consiglio del loro tutor per l’alternanza scuola/lavoro, giorno 29 marzo i ragazzi sono andati a visitare il Museo di Archeologia di Catania. Presi dalla stanchezza mattutina, inizialmente erano poco convinti, ma durante la visita hanno capito che ne valeva realmente la pena perché, in quanto studenti di un liceo ad indirizzo umanistico, hanno avuto modo di apprezzare maggiormente determinati aspetti della collezione. Potrebbe sembrare strano che dei ragazzi possano interessarsi ad una mostra archeologica di questo genere, tuttavia l’interesse che Libertini poneva nel collezionare reperti, favorisce anche la curiosità di una fascia d’età minore rispetto alla media dei visitatori, poiché è paragonabile alla stessa che i ragazzi oggi pongono nel collezionare oggetti più banali, ma interessanti per loro, ad esempio figurine, accendini, calamite ecc.

Il fatto che più colpisce è, infatti, venire a sapere che
tutti i pezzi del Museo siano stati parte di una collezione privata, acquistati
da Guido Libertini per la sua grande passione. Guido Libertini è stato un docente di archeologia
dell’Università di Catania a partire dal 1923 e successivamente rettore dell’Ateneo.
Fu anche un grande collezionista di reperti archeologici che fece esporre nei
locali dell’allora Istituto di Archeologia ed Arte, fin quando la donazione
della collezione fu formalizzata in seguito alla sua morte.

Altre sue passioni erano la musica e l’arte che unificate a
quella per l’archeologia si riscontrano all’interno del Museo stesso tramite
alcuni dei pezzi esposti, ad esempio un’intera teca dedicata a statuette
raffiguranti scene teatrali dell’epoca, ballerini e oggetti di scena
propriamente greci.

L’oggetto più rilevante della collezione è una Pisside,
ovvero un vaso a forma di coppa la cui parte superiore può essere rimossa,
perfettamente conservatasi durante i secoli e perciò la decorazione di essa è
ancora oggi facilmente visibile.  All’interno del Museo sono presenti vari falsi e ciò che ha assicurato agli archeologi la reale autenticità della pisside sono i pigmenti della decorazione di questa. La pisside risale al III o II sec. a.C e fu probabilmente un dono nuziale; quest’ipotesi è stata formulata proprio perché nella parte inferiore è rappresentata la preparazione di una sposa. Nella parte superiore, ovvero nel coperchio della pisside, è raffigurato una ceto (in greco Κητώ), una divinità della mitologia greca avente le sembianze di un mostro marino legato anche al mito di Andromeda. 
Le disgrazie di Andromeda cominciarono il giorno in cui sua madre, Cassiopea, sostenne di essere più bella delle Nereidi, un gruppo di ninfe marine particolarmente seducenti. Queste, offese, decisero che la vanità di Cassiopea aveva decisamente superato i limiti e chiesero a Poseidone, il dio del mare, di darle una lezione. Poseidone mandò allora un mostro terribile, il Ceto appunto, ed ecco che allora l’innocente Andromeda fu incatenata a una costa rocciosa per espiare le colpe della madre. Mentre lei se ne stava incatenata alla rupe battuta dalle onde, pallida di terrore e in lacrime per la fine imminente, l’eroe Perseo, fresco dell’impresa della decapitazione di Medusa la Gorgone, capitò da quelle parti. Il suo cuore fu rapito alla vista di quella fragile bellezza in preda all’angoscia. Vedendo il mostro che avanzava tra le onde, Perseo si lanciò contro di esso, lo uccise con la sua spada e liberò l’estasiata Andromeda e la fece sua sposa.

 

Ci sarebbe molto altro da commentare ma scrivendolo si
rovinerebbe il piacere della scoperta e la curiosità che cresce pian piano
svolgendo la visita al Museo di Archeologia dell’Università di Catania. Proprio
per la sua leggerezza che allo stesso tempo arricchisce di informazioni su
abitudini e usanze di greci, romani e autoctoni siciliani, la visita al Museo è
consigliabile a persone di qualunque fascia d’età, anche ai più piccoli grazie
alla mappa gioco a loro dedicata.

I quattro ragazzi che hanno visitato il Museo siamo proprio
noi che abbiamo raccontato questa esperienza
formativa e divertente in poche righe; inoltre speriamo che la passione
di Libertini collezionista che ci è stata trasmessa dalle guide, sia in parte
stata trasmessa a voi che leggete e speriamo che vi possa invogliare a vivere
una giornata simile alla nostra.

Domenico D’Aquino, Alessandra Ferro, Marta Genovese, Clara Sciascia.