La Rete “Cultura e Sociale muovono il Sud”, nata a Napoli in occasione dell’omonimo incontro che si è tenuto lo scorso 25 e 26 novembre presso le Catacombe di San Gennaro e della quale fanno parte molte realtà culturali compresa Officine Culturali, ha lanciato nei giorni scorsi un appello alle istituzioni per chiedere che le misure di sostegno, conseguenti all’emergenza epidemiologia da COVID-19, vengano previste dal governo anche per le organizzazioni culturali e creative.
« […] Tutti gli operatori del settore culturale e creativo stanno registrando in poche ore andamenti tali da delineare drammatici scenari nell’immediato futuro, con il rischio della sospensione delle attività previste, e ricadute per le imprese e le organizzazioni, per i propri dipendenti e collaboratori e per l’indotto complessivo del settore».
Cosa sta accadendo per le organizzazioni e i professionisti culturali – Le conseguenze del DL 23 febbraio 2020 n. 6, a seguito del riscontro dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 (e le successive integrazioni del Governo, del Ministero dell’Istruzione e delle Regioni), hanno avuto un immediato effetto sulle organizzazioni culturali, artistiche ed educative di tutto il territorio nazionale: la sospensione delle uscite didattiche e dei viaggi di istruzione delle scuole, un picco di disdette da privati e enti pubblici, la sospensione dei flussi turistici.
Un grido d’allarme per un’emergenza che potrebbe avere conseguenze gravissime per tantissime realtà che in tutta Italia sono a lavoro nel settore culturale, sociale e turistico che non è passato inosservato: infatti, lo scorso mercoledì 4 marzo, la Rete Cultura e Sociale muovono il Sud e altri enti promotori e associazioni di categoria del settore sono stati convocati al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per rappresentare la crisi delle organizzazioni culturali e creative, per capire le forme del problema e per individuare possibili soluzioni.
Il questionario – A tal fine la Rete “Cultura e Sociale muovono il Sud” ha lanciato, pochi giorni prima della convocazione, un questionario per raccogliere dati e proposte su tutto il territorio italiano: da Torino a Lentini, da Lecce a Napoli, dal Museo Egizio alla associazione di quartiere, dalla cooperativa servizi museali alle guide turistiche, dalla piccola libreria all’impresa sociale, dalla SRL alla Fondazione Gramsci, più di 90 organizzazioni e professionisti hanno risposto manifestando le proprie forme della crisi in atto, tra disdette, obblighi di rimborsi e programmazioni compromesse, non mancando di manifestare richieste precise per sopravvivere all’impatto della crisi ma anche per programmare una ripresa al suo auspicato termine.
L’incontro al MiBACT – La Rete è stata quindi convocata il 4 marzo 2020 al MiBACT insieme ad altre organizzazioni di categoria del settore culturale – da Federculture a ConfCultura, e molte altre ancora -, per affrontare insieme alla sottosegretaria Anna Laura Orrico le dimensioni del problema e possibili soluzioni a breve e medio termine. A rappresentare la Rete era presente Francesco Mannino, presidente della Associazione Officine Culturali Impresa Sociale ETS di Catania, che ha riportato la posizione della Rete e i risultati del questionario sugli effetti che la crisi sanitaria sta avendo sul settore.
Nell’incontro presso il Mibact la Rete ha voluto indicare come tornare ad ossigenare il settore e la sua popolazione di professionisti; ma si è voluta cogliere anche l’occasione per prendere atto una volta per tutte in una sede istituzionale delle fragilità del “sistema cultura”, e decidere se la soluzione di tali fragilità sia davvero una questione di interesse generale.
Le proposte hanno spaziato dalla sospensione dell’applicazione o del pagamento dei contributi fiscali (e anche di altri oneri) fino ai contributi diretti per sostenere l’interruzione dei flussi di cassa e nuovi investimenti, dalla attivabilità della cassa integrazione (a prescindere da tipologia e dimensione dell’impresa) a quella di FIS e NASPI (anche per le partite IVA, ditte individuali e singoli professionisti, che essi siano progettisti, educatori museali, guide turistiche o altro), dallo sblocco della Riforma del Terzo Settore alla immediata approvazione del credito d’imposta per le imprese culturali come da apposita legge del 2017, dal ripristino del 2×1000 all’apertura dell’ArtBonus per tutte queste categorie, fino a proposte più indirizzate alla ripresa post crisi, come sostegno agli investimenti, alla domanda culturale, campagne di comunicazione e molto altro ancora.
Dai suggerimenti e dalle proposte raccolte non è emerso solo il “cosa”, ma anche il “chi”: è stata richiesta la compattezza delle rivendicazioni trasversali tra garantiti e non garantiti, tra rappresentati e sotto-rappresentati, tra classificabili e inclassificabili. Se il “cosa” è rappresentato dalle proposte, sul “chi” viene richiesta l’immediata operatività della norma sulle imprese culturali (LEGGE 27 dicembre 2017, n. 205, commi 57 e segg.), che consentirebbe a molti soggetti, indipendentemente dalla loro natura e dimensione ma riconducibili alle attività, di riconoscersi ed essere riconosciuti, e usufruire delle eventuali misure di sostegno.
La sottosegretaria Orrico e il segretario generale Nastasi hanno preso atto della situazione e delle proposte avanzate, rinviando al Ministro Franceschini e al Consiglio dei Ministri tutte le decisioni del caso, come avvenuto per gli altri settori.
Un incontro che si spera possa dare il via a soluzioni che portino respiro a un settore, quello culturale e creativo, che giornalmente combatte con il tema della sostenibilità, della precarietà e della fragilità, con l’auspicio che presto l’emergenza sanitaria possa rientrare per tornare ad affrontare tali nodi strutturali, «affinché i beni, le attività e i prodotti culturali e artistici siano davvero accessibili ad ampie categorie di popolazione, ed una risorsa educativa al servizio della coesione sociale del Paese».
Rete Cultura e Sociale muovono il Sud